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LE CENTO MASCHERE DI NESSUNA VERITÀ

  • Immagine del redattore: B.
    B.
  • 10 gen 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 5 giu 2024

"ESSERE O NON ESSERE, QUESTO IL PROBLEMA" OPPURE...

donna con maschera di fogli d'oro sgretolata

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Nell’infinito dedalo globalizzato che è ormai la società moderna, ci troviamo spesso a muoverci, come ebbri funamboli su corde incerte e sempre più sottili, tra una moralità fatta di continue e vorticose nuove apparenze a cui dover strizzare l’occhio dell’omologazione e la ricerca incessante della nostra autenticità.

Trovare il giusto compromesso e miglior punto di equilibrio, appare complesso quanto sempre più necessario, tanto da poter rappresentare non certo un vezzo bensì il senso stesso del viaggio di emancipazione personale, e quindi un vero e proprio punto di arrivo piuttosto che di partenza.

Questo viaggio, non certo privo di conflitti e contraddizioni, conduce al continuo confronto tra la falsa moralità impostaci dall’esterno e la sfida di scoprire il vero io in un mondo che spesso costringe a interpretare ruoli predefiniti, consoni, soliti,  già bolliti, e fin dalla più tenera età.

E allora eccoci davanti all’eterno dilemma, “essere o non essere”, oppure…


La società moderna, sebbene oggi più di ieri si presenti come aperta e inclusiva, nasconde sovente dietro la sua facciata libertaria un'etica superficiale, smarrente, frettolosa, orientata e il più delle volte opportunamente premeditata.

Ciò si traduce in aperture caotiche e frettolose forzature che finiscono, paradossalmente ma non troppo, ad uniformare nuovamente ogni cosa dando spazio ad ennesime aspettative rigide e stereotipi che costringono infinite schiere di “uomini robot” a nuove recite, piuttosto che stimolare a ricercare ed esprimere davvero una essenza autentica e veritiera, cólta e maturata nel profondo, nel tempo del suo tempo, magari anche più contraddittoria, ma certo più in ascolto e meno “presa a prestito”, per così dire.

Il paradosso quindi si nasconde “abile e arruolato” dietro la facciata di fittizia piena accettazione, ma in questo gran bazar sociale, dove tutto è uguale a tutto perché diverso, quante volte ci sentiamo davvero liberi di essere autentici?

Il conformismo dunque si fa nuovamente strada come un compagno inossidabile in questa società moderna globalizzata ed inclusiva e, perdonando il gioco di parole,  così ormai estremamente anticonformista da conformarti all’anticonformismo conformato.


La paura del giudizio e il desiderio di adattarsi alle aspettative altrui spingono ad indossare maschere sempre più convincenti, complesse, multifunzionali, allo scopo di celare quel poco che resta ancora sveglio della nostra autentica essenza.

In questa ricerca ossessiva e paradossale del super consenso sociale in un mondo che si muove ingordo e veloce finiamo dunque per restare imprigionati, spesso inconsapevolmente, in un intero universo di apparenze, smarrendo il senso originario, iper-presenziando, sparendo del tutto.

E allora eccoci ancora davanti all’eterno dilemma, “essere o non essere?”, oppure…


CHI E DOVE SEI DAVVERO TU?

Nella lotta tra falsa moralità e autenticità, ci chiediamo costantemente dove si nasconda il nostro vero io. La risposta potrebbe risiedere nel coraggio di esplorare le verità più profonde, sfidando le aspettative imposte, cambiando strade e logiche, mettendo in discussione la validità e veridicità di vetusti saperi ed annessi valori, deludendo una volta tanto il folto pubblico dei benpensanti, compresi noi stessi e abbracciando la complessità della nostra identità, dandole il giusto tempo e il giusto spazio di iniziare a cercarsi, sperimentarsi ed attuarsi invero.

Il nostro vero sé potrebbe essere ormai più che pronto a rivelarsi proprio al dissolversi di quelle 100 maschere di nessuna verità che la società ci impone di indossare e con il nostro beneplacito.


Il dilemma tra recitare o mostrare la nostra autenticità è una sfida esistenziale che non molti affrontano. Bilanciare la paura del rifiuto sociale e degli affetti più cari con il desiderio di vivere in sintonia con la nostra verità richiede coraggio e ancora coraggio. Essere autentici significa ribellarsi al conformismo imposto del “così fan tutti”, iniziando prima dalle piccole cose fino poi alle più grandi, preparandosi a dichiarare l'indipendenza dalla falsa moralità e dal sistema che ci circonda.


Essere autentici non solo ci libera dalle catene della falsa moralità, ma ci connette anche alla bellezza della nostra unicità, donandoci pienezza di senso e di scopo. Abbracciare le verità interiori senza eccessiva paura e giudizio ci consente di vivere una vita autenticamente vibrante, densa di significato, direzione e soddisfazione. L’autenticità, inoltre, diventa la chiave per sbloccare il potenziale unico che ciascuno porta dentro di sé, il proprio innato talento.


Nella ricerca dell'autenticità, scoprire luoghi, relazioni o gruppi in cui possiamo essere veramente noi stessi diventa un tesoro inestimabile. Questi “templi dell’essere” ci consentono di togliere le maschere, respirarci, espanderci, condividere le nostre verità senza timori e costruire connessioni profonde e significative. Trovare un ambiente affine che celebra la nostra autenticità risveglia, contiene, guida, struttura, emancipa ed arricchisce il nostro viaggio nell'esplorazione infinita e profonda di noi stessi.


In conclusione, il percorso verso l'autenticità nella società moderna è impegnativo, ma merita di essere intrapreso. Trovare la via tra la falsa moralità e il nostro vero io richiede consapevolezza, coraggio e la volontà indomita di abbracciare la bellezza della propria diversità e unicità.

Se la società ci offre uno script, l'autenticità ci consente di scrivere la nostra vera storia. Lasciandosi guidare dalla propria verità interiore, è possibile rompere via via lo schema e le sue invisibili catene, smettendo in primis di recitare altrui copioni, e portandosi verso se stessi affrontando il mondo con il proprio autentico passo, “smettendo di essere” appunto come il mondo ci vuole, accettandoci così come viene, semplicemente in amore prima di se stessi, e solo successivamente, quindi più autenticamente, anche degli altri.


E allora sì che davanti all’eterno dilemma, “essere o non essere”, ribaltando il “focus di attenzione amorosa” dagli altri verso se stessi, anche l’annoso dilemma shakespeariano può trovare la sua semplice quanto ovvia risoluzione alternativa, e certo: “essere o non essere, questo è il problema”, oppure… oltre le catene: “non essere nell’essere per essere, questa la soluzione!”.

 
 
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